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NOI FIGLI DELLA VEDOVA

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Messaggio  Admin Sab Feb 20, 2010 2:15 pm

Già, io come “figlio della Vedova”, come non accettare il colloquio con una Vera Vedova di Fratello della mia stessa Obbedienza?
I problemi che questa “sorella” sta passando sono tanti e oggettivamente gravi (non li esterno essendo sue cose private) eppure ho sentito da parte sua un materno, prima che sorellastro, affetto e coinvolgimento con la Massoneria. Legge i miei scritti massonici (per pudore non le ho chiesto per quale ragione li ha letti), mi ha invitato nella regione dove vive per visitare molti luoghi d’interesse massonico ed esoterico e certamente avrei in lei una guida amorevole e competente. Lo farò, appena possibile. L’altra cosa che mi ha colpito molto, dirò poi perché, è stata un suo nostalgico ricordo, quello delle discussioni tra lei ed il marito Massone sulla Massoneria in termini profondi. Il Fratello diceva alla sua compagna di vita che cosa lui pensava di tante cose del suo percorso massonico e forse anche di tante perplessità che aveva in questo percorso. C’è una regola non scritta in tante Gran Logge che prescrive che il Bussante deve fare partecipe la sua compagna di vita sul suo desiderio e che se la compagna è contraria non può essere accettato fino a che non ha risolto questo suo problema esistenziale. Infatti, un Fratello deve svolgere i suoi Lavori di Loggia in serenità e libertà di spirito, deve dedicare il suo tempo alla loggia con animo felice senza l’oppressione di sentire che lo fa contro la volontà di altri, o peggio, di nascosto da altri suoi familiari. I genitori ed i figli o altri famigliari possono essere tenuti discretamente lontani dal sapere certe cose, ma mai la propria compagna e questa deve essere se non felice almeno serenamente consenziente. Sto parlando di un modo di fare Massoneria che non è quello anglosassone, dove essere membri della Massoneria è cosa normale e non ci si sente dei perseguitati o dei reietti come in tanti paesi del sud Europa. Nei paesi del Nord Europa e specialmente anglosassoni tutta la famiglia partecipa alle attività extra-rituali della Loggia
La vita di Loggia tra gli anglossassoni ed i nord- americani è vita completa, rituale e sociale e quindi riempie completamente la quotidianità dei Fratelli. Invece nei nostri paesi, la vita di Loggia è nettamente separata da quella sociale. è vita quasi esclusivamente rituale, le attività extra rituali, come le agapi bianche sono rarissime ed eccezionali; non fanno parte dell’essere membri di loggia a 360 gradi, ma avvengono non per nostra tradizione e cultura massonica, bensì per sollecitazione di qualche Maestro venerabile dallo spirito e volontà di più ampio respiro.
L’altro aspetto è che i contatti tra Fratelli, fuori dalla Loggia, avvengono per afflato amicale, perché tra qualcuno, poche unità, si è scoperto un senso di amicizia, di sentimenti che appartengono al mondo dei normali sentimenti umani oppure perché c’è una qualche necessità pratica che ci fa volgere l’attenzione prima verso il Fratello competente nella nostra necessità o difficoltà.
Il senso di Fratellanza sembra quindi che si restringa al valore puramente iniziatico. Ma anche tra i Fratelli anglosassoni la Fratellanza parte dalla stessa primaria ragione, quella iniziatica, però si dilata anche alla vita profana e fa della Loggia una comunità sociale oltre che iniziatica. La Fratellanza iniziatica assume da noi l’aspetto e il senso di cosa di assoluta riservatezza. Ho sentito dire da qualcuno addirittura che la Fratellanza massonica non necessita dell’amicizia. Quasi che il senso di afflato umano, fuori dai Lavori, sia cosa profana che nel circolo iniziatico non può e non deve realizzarsi. Secondo questa estremistica concezione l’iniziato è solo con se stesso e in comunione solo ritualistica con altri iniziati. Non riesco che a concepire questa idea come un’esagerazione, dal punto di vista teorico. E dal punto di vista pratico? Ugualmente. Infatti, tutti i Fratelli che quando m'incontrano in loggia mi riservano grandi e sincere manifestazioni affettive, finiti i Lavori diventano dei fantasmi che svaniscono nel deserto della profanità. Che differenza c’è tra quegli estremisti dell’iniziaticità e questi ultimi? Nessuna, checché essi possano dire in contrario con parole contraddette dai fatti.
Nei miei trascorsi d’apprendistato scrissi un dialogo, immaginando un mio discorrere con Cicerone sull’amicizia. Presi lui come esperto, perché di autori moderni che abbiano parlato di tale tema non ne conosco nessuno, malgrado le ricerche fatte. Nel dialogo non diedi una soluzione, come farlo da Apprendista? Ma adombrai la necessaria contiguità tra i due aspetti, la fratellanza e l’amicizia. Da chi chiesi pareri non mi giunsero sollecitazioni a continuare la ricerca, anzi ebbi l’impressione che stavo percorrendo una via se non proprio errata almeno sterile. Non sono soddisfatto di quel dialogo e vorrei approfondire la tematica prima o poi.
Tornando alla quotidianità, mi sono accorto in più di un caso che la Fratellanza, in termini pratici, è più evanescente dell’amicizia. Dopo un certo periodo di vicinanza alle vedove di un Fratello, ci si allontana, forse con un po’ di nostalgia per ciò che il rapporto con loro ci ricorda: il Fratello scomparso, ma nulla di più. Solo qualcuno continua la frequentazione con la vedova, per uno speciale legame con il Fratello scomparso e d’amicizia con la sua moglie. La vita continua e sopravanza la morte che sta lì immobile, nel passato. Perché con la vedova e gli orfani di un Fratello non c’è continuità? Perché il nostro modo di fare Massoneria lo esclude, perché la nostra Massoneria è fatta di pensieri e comportamenti rituali e ben poco umani. Qualche profano che mi leggesse potrebbe dire che nelle manifestazioni affettive tra Fratelli che si incontrano in Loggia c’è molta ambiguità o insincerità o addirittura ipocrisia. Lo escludo fermamente. Tali manifestazioni sono sincere e sincero è il piacere di rincontrarsi in un’evenienza così importante per noi Massoni. Eppure, ci si lascia e ci si dimentica fino alla successiva tornata, rendendo assolutamente concreto il significato di esclusività sacrale del Lavoro di Loggia. Su questo significato e valore ho scritto tanto e tanto l'ho perorato, ma senza mai pensare che esso dovesse essere esclusivo e separato dai valori umanamente affettivi.

Questa corrispondenza con la vedova del Fratello, questa mia colonna spezzata, eppure non Sorella, nel senso che non è massonicamente iniziata, mi dà modo di pensare a tante cose, e a ripensare il concetto di Fratellanza riferito ad una donna.
Prima fra tutte che la fusione d'amore tra un Massone e la sua compagna di vita diventa come un'iniziazione della compagna. Essa è virtualmente iniziata alla Massoneria perchè assieme al suo compagno essa vive tutte le felicità e tutti i turbamenti profondi, esistenziali e spirituali, del suo compagno Massone; ella vive in comunione iniziatica la vita piena e completa, iniziatica e profana, del suo compagno. Allora, anche nella nostra pur rara corrispondenza, questa mia e nostra colonna spezzata è prima di tutto Sorella, poi amica, poi compagna di un Fratello ora iniziato in modo totale.

Poi altre questioni avanzano e girano attorno a due concetti fondamentali della nostra Massoneria: la Fratellanza e il rapporto della Massoneria con le donne.
Argomenti cruciali quanto terribilmente complessi.

Non possiamo esimerci dall'affrontali, senza pudori e ritrosie, senza fughe ma con dignitosa fermezza, quella del Massone.
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