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IL GRANDE ORIENTE APRE LE SUE PORTE

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IL GRANDE ORIENTE APRE LE SUE PORTE Empty IL GRANDE ORIENTE APRE LE SUE PORTE

Messaggio  Admin Sab Apr 25, 2009 1:20 pm


Roma, 17 aprile 2009
Dossier Emilia-Romagna - Intervista al Gran Maestro del GOI, Gustavo Raffi.
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]Da
Mozart a Carducci, da Garibaldi a Zanardelli, da Beethoven a Bolivar,
da Allende a Quasimodo. La Massoneria vanta origini antichissime.
La riflessione di Gustavo Raffi, guida del Grande Oriente d’Italia:

"La
Massoneria è l'habitat naturale per coloro cha amano mettersi in
discussione, per gli uomini che cercano la Verità. L’obiettivo è
perfezionare se stessi per contribuire a riformulare un nuovo umanesimo
dove l'Uomo venga posto al "centro di tutto".

Una
scuola di pensiero che educa a diventare citta­dini e al rispetto della
al­terità. Una pedagogia del dialogo, fondamentale oggi per­ché serve a
evitare volontà egemo­niche.

«La
massoneria è un per­corso di uomini liberi: il massone non nega la
verità, ma la ricerca, e in questo percorso si confronta con i suoi
simili che possono con­tribuire a comprenderla»
spiega
Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Fonda­mentale
è, in questo contesto, l’individuazione di terreni co­muni, di valori
condivisi che ab­biano al loro centro l’uomo con i suoi sogni e con le
sue idealità.

[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]«Il
vero massone è l’uomo che non si stanca mai di cercare la verità. Non
siamo custodi passivi di pas­sate memorie, ma rivendichiamo un ruolo
vivo e propositivo di una istituzione che vuole contri­buire in modo
originale e costrut­tivo alla soluzione di problemi centrali per la
nostra cultura, identità civile ed etica. Il Grande Oriente d’Italia si
propone come un laboratorio vivente, pronto a raccogliere la sfida
posta dagli in­terrogativi del nuovo millennio»....
Leggi tutto...



Cosa è cambiato nella ritualità, nel ruolo e negli obiettivi della massoneria italiana dai suoi esordi?
«La ritualità fa parte del patri­monio iniziatico della Massone­ria. È il nostro Dna che rimane immutato nel tempo.
Tutto
ciò tuttavia non è ancora sufficiente perché una persona possa essere
accolta nel Grande Oriente d’Italia. Infatti è necessa­rio effettuare
tutta una serie di accertamenti volti a verificare che il candidato sia
assolutamente trasparente e che non abbia al­cuna pendenza con la
giustizia».

Crede che esista un pregiudi­zio diffuso nei vostri confronti da parte dell’opinione pub­blica?
«Non
più. Prima eravamo il capro espiatorio di tutto ciò che acca­deva nella
società. Ma in questi anni abbiamo dialogato costante­mente con la
società civile, ac­cantonando la riservatezza. Ab­biamo aperto i nostri
archivi agli studiosi; le nostre iniziative cultu­rali sono pubbliche;
abbiamo un sito Internet, una radio e una Tv on line. L’epoca della
massoneria intesa come istituzione iper-riser-vata, inaccessibile e
segreta, è da tempo svanita».
Come si pone nei confronti di quella che è la loggia masso­nica più celebre a livello me-diatico, la P2?
«È
stata una pagina nera nella sto­ria del Grande Oriente d’Italia e per
quella del nostro Paese. La no­stra condanna della P2 è, e resta,
inappellabile. La P2 è stato un feno­meno deviato e deviante che ha
in-ferto una ferita profonda al Grande
Oriente d’Italia. Mi rincuora ricor­dare che il bubbone della P2 scop­piò, allora, proprio per merito dei massoni democratici».
Lei
ha definito la massoneria un’istituzione aperta alla mo­dernità e alla
tolleranza. Cosa significa in concreto e a quali ambiti del vivere
sociale e poli­tico si riferisce?

«Per quanto il nostro compito non sia politico e non debba es­sere tale, sentiamo l’obbligo [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]di
offrire un contributo costruttivo alla società civile per vivere la
contemporaneità in sintonia con i drammi del nostro secolo, con le
ansie della nostra società, senza aristocratica estraneità e
superio­rità. Il Grande Oriente d’Italia da questo punto di vista ha
conse­guito piena cittadinanza nella so­cietà civile proprio per il suo
stile e per il suo linguaggio. Il messag­gio della Massoneria è un
messag­gio interculturale e la ricerca spi­rituale che essa propone si
caratterizza sempre di più come una formula vincente, come uno
strumento costruttivo del vivere civile e della società contempora­nea,
sempre più travagliata da problemi e drammi legati alla mancanza di
contenuti, di valori e di forme di sociabilità non con­formiste».
Sempre
in quella occasione, lei ha anche definito la massoneria uno spazio
libero in cui gli uo­mini imparano l’arte del dialo­gare e di ricercare
valori condi­visi. Un consiglio valido anche per la classe politica
italiana?

«Il Grande Oriente d’Italia
non si occupa di politica, non è di de­stra, nè di sinistra, nè di
centro e ovviamente non si inserisce nelle competizioni elettorali. Il
nostro
compito non è neanche quello di dare consigli alla classe
politica, ma in un’epoca in cui l’avversario anziché essere considerato
“altro” rispetto a un momento dialettico, viene definito “nemico”, è
bene che tutti ricordino i principi della filosofia del dialogo. Le
maggio­ranze e le minoranze devono na­scere con la prospettiva di
risol­vere i problemi perché l’interesse non è quello di una parte, ma
della società nella sua generalità. Grazie al principio del dialogo,
gli uomini si mettono in discus­sione, pronti a modificare il pro­prio
pensiero e a concepire la fi­losofia della scoperta come un pensiero e
mai come un errore».
Lei è stato repubblicano. Ma la massoneria ha un colore poli­tico? Oppure può essere consi­derata bipartisan?

«La
massoneria è pluralista all’in­terno e all’esterno. Non detta una linea
politica, è una scuola di for­mazione, è un laboratorio. Que­sto vuol
dire che il Liberomura-tore, che non viene censito per il suo credo, se
è progressista ri­marrà progressista, se è conserva­tore rimarrà
conservatore. Nes­suno gli chiederà “travasi”, ma solo di testimoniare
valori e di essere coerente ai principi che professa: eguaglianza,
libertà, fra­tellanza ma, soprattutto, tolle­ranza. Essa si pone su un
piano diverso, che per la sua libertà di ricerca e per il suo anelito
univer­salistico trascende la politica e le sue querelle, ma mira a
riportare l’essere umano sulla via della con­tinua incessante ricerca
interiore. Se poi, grazie a questa esperienza, l’iniziato riuscirà
anche a dare un contributo costruttivo alla società civile, avremo
contribuito a ren­dere più originale e profondo il contesto in cui
viviamo».
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