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Il mistero del manoscritto Voynich, l’unico codice mai decifrato. Scienza in ginocchio, in crisi anche i computer
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Il mistero del manoscritto Voynich, l’unico codice mai decifrato. Scienza in ginocchio, in crisi anche i computer
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Da oltre mezzo millennio esoteristi e crittografi
tentano invano di svelare i segreti di uno scritto medioevale
ricomparso per magia. Il destino delle carte segrete passa per Villa
Mondragone a Frascati. Inattaccabile ai sistemi informatici, nella sua
vetrina all’Università di Yale il libro del mistero aspetta chi sappia
leggergli l’anima
In principio era il codice. Ne esiste una copia sola al mondo e forse è l’ultimo enigma letterario della storia che resterà per sempre: il manoscritto Voynich (di cui si vede una pagina nella foto). Nessuno finora è riuscito a decifrare questo codice medioevale che lungo i secoli ha portato per i campi anche i crittografi militari che infransero i codici tedeschi e giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale. Il piccolo codice oscuro racconta di strani alberi e delle loro radici, che spesso hanno occhi. A strani segni mischia vegetali impossibili da identificare, mentre mostra un drago che divora una pianta. E ancora: cerchi con simboli sconosciuti, cadaveri femminili e scritte in lingue. Da oltre mezzo millennio esoteristi e crittografi
tentano invano di svelare i segreti di uno scritto medioevale
ricomparso per magia. Il destino delle carte segrete passa per Villa
Mondragone a Frascati. Inattaccabile ai sistemi informatici, nella sua
vetrina all’Università di Yale il libro del mistero aspetta chi sappia
leggergli l’anima
Gallassie a spirale e diagrammi di costellazioni che non esistono. Nelle illustrazioni in inchiostro ad acqua dalle sfumature in verde e marrone, giallo, blu e rosso che compongono le sue sei sezioni del manoscritto più misterioso del tempo, ci sono anche donne nelle vasche e ninfe in tinozze, animali inesistenti e strane danze celesti.Vi si alternano in un gioco senza soluzione schizzi perfetti e a volte veloci, che sembrano usciti dalla china bizzarra di un dio perduto o forse di un bevitore. Il Voynich ha tutta l’aria di essere il manuale di un alchimista o un ghirigoro stenografico, per altri è invece un contributo alla
medicina erboristica. Di certo gli ideogrammi rimandano ad altro da ciò che appare a prima vista. Il manoscritto cifrato misura 225 per 160 mm, e con i suoi oltre 250.000 caratteri ancora da comprendere, ha percorso un lungo cammino dalla sua composizione, che gli studiosi datano tra il 1470 e il 1608 e le ultime scoperte di Gordon Rugg, nel 2004. Ognuno vorrebbe avere la chiave idonea per penetrarne il messaggio.
Invogliati all’impresa da una frase del testo che, secondo l’interpretazione di William Newbold, recita: ''Mi hai dato molte porte''. Forse sono quelle della cabala e del mistero esoterico. Ma non e’ che mancato anche chi ha ‘scoperto’ tra questi fogli ricomparsi quasi per magia un contraccettivo orale a
base di corteccia di pino e ‘olio di evonimo’.L’affascinante leggenda che cironda il tesoro letterario di questi 102 fogli rilegati, che sanno di zolfo e
di coda del demonio, è stata popolata da una folla di personaggi interessanti: alcuni erano grigi trafficoni, altri geniali studiosi, collegati tutti all’intreccio piramidale di pagine scritte con testo scientifico o magico, in un linguaggio cifrato, apparentemente basato su caratteri latini in minuscolo. Tra essi ci sono la regina Elisabetta d’Inghilterra, Pontanus e Rodolfo II.E ancora ebbero a che fare con il manoscritto misterioso il medico cieco di Praga, Marcus Marci, e Athanasius Kircher. Secondo altri il testo sarebbe invece frutto della mente geniale del monaco francescano Ruggero Bacone, compromessa da piu’ di dieci anni di isolamento in carcere. Altri vi hanno colto lo zampino di un ‘bambino’ prodigio che si chiamava Leonardo da Vinci. Mentre Johannes Marcus Marci avverte: ''Sfingi simili non obbediscono che al loro padrone''. Ma l’ipotesi più suggestiva resta quella secondo cui il manoscritto Voynich sia l’unico testo pervenutoci dei Catari, da molti ritenuti i veri custodi del Santo Graal. Questo documento sarebbe dunque l’unica copia di cio’ che rimane della loro lingua e dei loro segreti, intrecciati a doppio filo con il volto di Maria Maddalena e del suo sangue reale. C’è poi un alto mistero nel mistero: dal manoscritto mancano 8 fogli.
Diverse pagine, inoltre, sono piegate e una volta aperte hanno la dimensione di una pagina doppia. Ve ne è perfino una, la più grande, che una volta dispiegata forma un solo grande foglio delle dimensioni di sei pagine.Analizzato già nel Rinascimento, il manoscritto scomparve nel 1666 per essere riscoperto nel 1912 secolo da un misterioso compratore, il libraio e antiquario Wilfred Michael Voynich. Il destino di queste carte segrete porta il manoscritto a Frascati, nella Villa Mondragone, proprietà dei Gesuiti. Proprio i discepoli di Ignazio di Loyola, specialmente i padri Beckx e Strickland, furono determinanti per la
sopravvivenza del manoscritto, classificato MS 408. Nel corso dei secoli scienziati ed esegeti si sono arrovellati sui suoi simboli, che restano inattaccabili anche ai più sofisticati programmi informatici.Molti ricercatori hanno gettato la spugna, convincendosi che il testo non racchiuda un significato in assoluto e che il suo autore, in questo caso, sarebbe il più grande burlone della storia. Di sicuro sarebbe però il più fortunato, perché il suo perfetto e orchestrato
inganno ha obbligato tanti a investire ingenti somme di denaro e secoli di ricerche per sciogliere un nodo che non esisterebbe.
Nel frattempo anche sulla Rete da anni prosegue, in decine di blog, il dibattito sull’enigmatico libro.
Nell’articolo pubblicato sulla rivista ‘Nature’ del 15 dicembre 2003 da John Withfield, Gordon Rugg afferma che e’ abbastanza verosimile che Edward Kelley e John Dee, due stravaganti inglesi approdati alla corte di Praga, abbiano fatto passare per un antico manoscritto opera di Bacone, un incomprensibile testo abilmente contraffatto, allo scopo di raggirare Rodolfo II e alleggerirlo di 600 monete d’oro. Ma per molti altri, sono la maggior parte, il libro del mistero non
sembra proprio lo scarabocchio di uno psicotico bensì l’opera di uno studioso serio che aveva un messaggio da comunicare. Il più grande
trofeo della crittografia resta piu’ elusivo che mai. Niente come il manoscritto Voynich è riuscito a ingannare l’umanità e la scienza per oltre mezzo millennio.Del caso, il vecchio Sherlock Holmes avrebbe detto: ''E’ un problema da cinque pipe, Watson!''. E mentre tutti gli sforzi di comprenderne figure e parole si intensificano (per chi volesse approfondire l’argomento si vedano gli ultimi due libri: Marcelo Dos Santos, ‘L’enigma del manoscritto Voynich’, edizioni Mediterranee e Richard Belfield, ‘L’enigma dei Codici cifrati’, Newton Compton Editori), nella sua vetrina di Libri Rari e Manoscritti, all’Università di Yale, quel vecchio libro ancora aspetta chi sappia leggergli l’anima.
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