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La Gazzetta del Mezzogiorno 14 giugno 2010
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La Gazzetta del Mezzogiorno 14 giugno 2010
Puglia
La Gazzetta del Mezzogiorno 14 giugno 2010
Sette le logge attive a Lecce, per una tradizione radicata.
Quindici Logge, delle quali almeno sette sono in attività. Secondo gli esperti, i massoni leccesi sono molti, ma, soprattutto, sono molti di più di quanto si possa immaginare. Ed aderiscono alle Logge “Liberi e coscienti”, “Giuseppe Libertini”, “W. A. Mozart”, “Hermes”, “Antonio De Curtis”, “Atanor” e “Ars regia”. Tutte fanno riferimento alla Grande Oriente d’Italia. La Casa massonica di Lecce, infatti, è unica, e si trova in piazzetta della Luce. Ma la prima Casa massonica fu Palazzo Lopez y Royo, oggi sede dell’Istituto per ciechi.
Che Lecce abbia una grande tradizione massonica non è un segreto. La prima Loggia in città venne costituita nel 1864 e fu intitolata a Mario Pagano. Questa rinacque dopo il periodo fascista e fu chiamata, per l’appunto, “Liberi e coscienti”. Due anni più tardi, nel 1866, a Gallipoli fu fondata la Loggia “Tommaso Briganti”, ad opera del patriota Giuseppe Libertini. C’è poi una Loggia anche a Nardò. Senza contare che ci sono derivazioni della massoneria. L’emanazione diretta più importante è il Rotary club. E proprio al suo fondatore, Paul P. Harris, l’ex maestro venerabile Antonio Tamborrino, quando ricopriva l’incarico di assessore comunale al Traffico - tra il 1985 ed il 1990 - fece intitolare una piazzetta, in corrispondenza della confluenza tra via Gramsci e via Balsamo. Sono sempre di più le richieste di adesione alle Logge da parte degli “aspiranti fratelli”.
«Almeno mille ed ottocento all’anno a livello nazionale - fa sapere Tamborrino - ma non tutte vengono accolte». Bisogna esibire i documenti del casellario giudiziario e della Procura, oltre a superare diverse prove e giurare fedeltà allo Stato ed alla Costituzione. «E poi un massone non può essere ateo - puntualizza Tamborrino - ma avere un credo religioso». I primi tre gradi dei fratelli massoni sono apprendista, compagno d’arte e maestro. Ai gradi successivi si accede tramite riti di perfezionamento. Erroneamente, c’è chi pensa che l’adesione ad una Loggia comporti benefici e vantaggi. «Anche perchè, è da dire, non mancano mai affaristi e furbi che guardano ad interessi che nulla hanno a che vedere con la tradizione e l’inse gnamento libero-muratorio - dice Antonio Tamborrino - La verità è che la massoneria è esattamente il contrario. Lo scopo che ha del “perfezionamento dell’individuo” è da intendersi in senso assoluto e collettivo, non individualistico. [e.t.]
Massoneria e politica?
Non sono incompatibili
Il «caso Lecce»
di EMANUELA TOMMASI
«E’ una guerra di intolleranza che per un massone è inammissibile ». Antonio Tamborrino, ex maestro venerabile della Loggia “Liberi e coscienti”, la più antica, che fa riferimento al Grande Oriente d’Italia, di cui oggi è maestro, prende posizione nella controversia sulle Logge, nata nell’ambito del dibattito politico a livello nazionale, che sta avendo riflessi anche in ambito provinciale. Il caso leccese riguarda lo “stop” che avrebbe dato lo stesso Pierferdinando Casini all’ingresso di Franco De Iaco e del suo nuovo soggetto politico “Unione per il Salento”, nel Partito della Nazione. Non è un mistero, infatti, l’adesione di De Iaco al Grand’Oriente d’Italia-Piazza del Gesù. Egli stesso ha tenuto a precisare che non esiste alcuna contraddizione nè conflittualità tra l’impegno politico e l’ade - sione alla massoneria, mondi che restano separati.
Ma intanto, nella «guerra» interna all’Udc, l’onorevole Lorenzo Ria è uscito allo scoperto, facendo sapere che «nel partito non può esserci tutto ed il contrario di tutto», scatenando la reazione del portavoce provinciale dell’Udc Gigi De Leo, il quale ha bacchettato Ria a muso duro.
Per Tamborrino, già presidente dell’Ordine nazionale dei Dottori commercialisti, personalità politica di lunga data, l’adesione alla massoneria come elemento discriminante «è solo un alibi», una questione che viene tirata fuori ad arte ogni qual volta non si trovano altri argomenti validi. «L’ho sperimentato sulla mia persona - confessa Tamborrino - Quando la politica ha inteso fermarmi o scoraggiarmi è stata tirata in ballo la mia adesione alla Loggia. Eppure - continua - la militanza politica è un “falso problema” che non influisce e non determina alcunché nell’attività di quelli che sono i valori della massoneria. Fermo restando che, nei templi è assolutamente vietato parlare di politica e di religione».
Ma non c’è assolutamente alcun divieto di praticare la politica. «Molti esponenti politici, nazionali e locali, aderiscono alla massoneria - fa sapere Tamborrino - così come svolgono altre attività». Ma sui nomi è top secret. «Non perché ci sia alcun segreto - specifica il maestro - ma perché nella massoneria è sacro il diritto alla privacy e il rispetto della privacy». Vale a dire che ciascuno può fare riferimento alla personale esperienza nelle Logge ma non può indicare il nome di altri aderenti. Però c’è chi osserva che la segretezza non sarebbe una prescrizione ma una scelta dei singoli aderenti alla massoneria, molti dei quali sono personaggi pubblici o ricoprono ruoli di rilievo e, pertanto, preferiscono rimanere nell’anonimato.
D’altra parte, gli elenchi massonici sono depositati presso la Procura della Repubblica. E vale la pena ricordare che fu proprio l’ex procuratore Alessandro Stasi a disporre il sequestro degli elenchi degli aderenti, nell’ambito di un’inchiesta, tra il 1981 ed il 1982, sugli eventuali addentellati tra la massoneria, la politica e la gestione della cosa pubblica.
A proposito del rapporto massoneria- politica, Tamborrino ricorda il pensiero di Salvador Allende, aderente alla Gran Loggia del Cile. «Gli chiesero cosa avrebbe fatto nel caso in cui la politica fosse risultata d’intralcio alla pratica della massoneria - ricorda Tamborrino - Allende rispose che avrebbe abbandonato l’attività politica. Quindi, gli fu chiesto cosa avrebbe deciso se fosse stata la massoneria a collidere con il ruolo politico. Rispose, analogamente, che avrebbe abbandonato la politica. Questo , ovviamente, solo nel caso in cui ci fossero princìpi di contrasto». Che, precisa, generalmente non ci sono.
La Gazzetta del Mezzogiorno 14 giugno 2010
Sette le logge attive a Lecce, per una tradizione radicata.
Quindici Logge, delle quali almeno sette sono in attività. Secondo gli esperti, i massoni leccesi sono molti, ma, soprattutto, sono molti di più di quanto si possa immaginare. Ed aderiscono alle Logge “Liberi e coscienti”, “Giuseppe Libertini”, “W. A. Mozart”, “Hermes”, “Antonio De Curtis”, “Atanor” e “Ars regia”. Tutte fanno riferimento alla Grande Oriente d’Italia. La Casa massonica di Lecce, infatti, è unica, e si trova in piazzetta della Luce. Ma la prima Casa massonica fu Palazzo Lopez y Royo, oggi sede dell’Istituto per ciechi.
Che Lecce abbia una grande tradizione massonica non è un segreto. La prima Loggia in città venne costituita nel 1864 e fu intitolata a Mario Pagano. Questa rinacque dopo il periodo fascista e fu chiamata, per l’appunto, “Liberi e coscienti”. Due anni più tardi, nel 1866, a Gallipoli fu fondata la Loggia “Tommaso Briganti”, ad opera del patriota Giuseppe Libertini. C’è poi una Loggia anche a Nardò. Senza contare che ci sono derivazioni della massoneria. L’emanazione diretta più importante è il Rotary club. E proprio al suo fondatore, Paul P. Harris, l’ex maestro venerabile Antonio Tamborrino, quando ricopriva l’incarico di assessore comunale al Traffico - tra il 1985 ed il 1990 - fece intitolare una piazzetta, in corrispondenza della confluenza tra via Gramsci e via Balsamo. Sono sempre di più le richieste di adesione alle Logge da parte degli “aspiranti fratelli”.
«Almeno mille ed ottocento all’anno a livello nazionale - fa sapere Tamborrino - ma non tutte vengono accolte». Bisogna esibire i documenti del casellario giudiziario e della Procura, oltre a superare diverse prove e giurare fedeltà allo Stato ed alla Costituzione. «E poi un massone non può essere ateo - puntualizza Tamborrino - ma avere un credo religioso». I primi tre gradi dei fratelli massoni sono apprendista, compagno d’arte e maestro. Ai gradi successivi si accede tramite riti di perfezionamento. Erroneamente, c’è chi pensa che l’adesione ad una Loggia comporti benefici e vantaggi. «Anche perchè, è da dire, non mancano mai affaristi e furbi che guardano ad interessi che nulla hanno a che vedere con la tradizione e l’inse gnamento libero-muratorio - dice Antonio Tamborrino - La verità è che la massoneria è esattamente il contrario. Lo scopo che ha del “perfezionamento dell’individuo” è da intendersi in senso assoluto e collettivo, non individualistico. [e.t.]
Massoneria e politica?
Non sono incompatibili
Il «caso Lecce»
di EMANUELA TOMMASI
«E’ una guerra di intolleranza che per un massone è inammissibile ». Antonio Tamborrino, ex maestro venerabile della Loggia “Liberi e coscienti”, la più antica, che fa riferimento al Grande Oriente d’Italia, di cui oggi è maestro, prende posizione nella controversia sulle Logge, nata nell’ambito del dibattito politico a livello nazionale, che sta avendo riflessi anche in ambito provinciale. Il caso leccese riguarda lo “stop” che avrebbe dato lo stesso Pierferdinando Casini all’ingresso di Franco De Iaco e del suo nuovo soggetto politico “Unione per il Salento”, nel Partito della Nazione. Non è un mistero, infatti, l’adesione di De Iaco al Grand’Oriente d’Italia-Piazza del Gesù. Egli stesso ha tenuto a precisare che non esiste alcuna contraddizione nè conflittualità tra l’impegno politico e l’ade - sione alla massoneria, mondi che restano separati.
Ma intanto, nella «guerra» interna all’Udc, l’onorevole Lorenzo Ria è uscito allo scoperto, facendo sapere che «nel partito non può esserci tutto ed il contrario di tutto», scatenando la reazione del portavoce provinciale dell’Udc Gigi De Leo, il quale ha bacchettato Ria a muso duro.
Per Tamborrino, già presidente dell’Ordine nazionale dei Dottori commercialisti, personalità politica di lunga data, l’adesione alla massoneria come elemento discriminante «è solo un alibi», una questione che viene tirata fuori ad arte ogni qual volta non si trovano altri argomenti validi. «L’ho sperimentato sulla mia persona - confessa Tamborrino - Quando la politica ha inteso fermarmi o scoraggiarmi è stata tirata in ballo la mia adesione alla Loggia. Eppure - continua - la militanza politica è un “falso problema” che non influisce e non determina alcunché nell’attività di quelli che sono i valori della massoneria. Fermo restando che, nei templi è assolutamente vietato parlare di politica e di religione».
Ma non c’è assolutamente alcun divieto di praticare la politica. «Molti esponenti politici, nazionali e locali, aderiscono alla massoneria - fa sapere Tamborrino - così come svolgono altre attività». Ma sui nomi è top secret. «Non perché ci sia alcun segreto - specifica il maestro - ma perché nella massoneria è sacro il diritto alla privacy e il rispetto della privacy». Vale a dire che ciascuno può fare riferimento alla personale esperienza nelle Logge ma non può indicare il nome di altri aderenti. Però c’è chi osserva che la segretezza non sarebbe una prescrizione ma una scelta dei singoli aderenti alla massoneria, molti dei quali sono personaggi pubblici o ricoprono ruoli di rilievo e, pertanto, preferiscono rimanere nell’anonimato.
D’altra parte, gli elenchi massonici sono depositati presso la Procura della Repubblica. E vale la pena ricordare che fu proprio l’ex procuratore Alessandro Stasi a disporre il sequestro degli elenchi degli aderenti, nell’ambito di un’inchiesta, tra il 1981 ed il 1982, sugli eventuali addentellati tra la massoneria, la politica e la gestione della cosa pubblica.
A proposito del rapporto massoneria- politica, Tamborrino ricorda il pensiero di Salvador Allende, aderente alla Gran Loggia del Cile. «Gli chiesero cosa avrebbe fatto nel caso in cui la politica fosse risultata d’intralcio alla pratica della massoneria - ricorda Tamborrino - Allende rispose che avrebbe abbandonato l’attività politica. Quindi, gli fu chiesto cosa avrebbe deciso se fosse stata la massoneria a collidere con il ruolo politico. Rispose, analogamente, che avrebbe abbandonato la politica. Questo , ovviamente, solo nel caso in cui ci fossero princìpi di contrasto». Che, precisa, generalmente non ci sono.
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